B. Pasternak

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BORIS LEONIDOVIC PASTERNAK  

 

"Io non amo la gente perfetta,

quelli che non sono mai caduti,

che non hanno inciampato.

La loro è una virtù spenta, di poco valore.

A loro non si è svelata la bellezza della vita."

 

Nacque a Mosca nel 1890 da una famiglia di intellettuali di origine ebrea, odessiti: il padre Leonid era pittore di fama e amico di Tolstoj, la madre Rozalija Kaufman concertista. Studiò composizione al conservatorio e filologia all'università di Mo sca. Nel 1921 i suoi genitori lasciano la Russia. Boris Pasternak seguì a Marburgo le lezioni del filosofo neokantiano Cohen. Si laurea poi all'università di Mosca. Partecipa al clima intellet tuale fervido degli anni immpediatamente seguenti alla rivoluzione. Poi, gli anni dello stalinismo e della guerra. Aderì alla ri voluzione russa, cercando di essere sempre leale con il regime pur senza nascondere le atrocità commesse. Prese posizione contro le terribili condizioni dei contadini collettivizzati, intercesse presso Bucharin per salvare Osip Mandel'stam che aveva scritto un'ode contro Stalin, mantenne contatti con esuli e internati. Mostrando un coraggio eccezionale negli anni delle purghe stali niste (un solo compromesso imputabile fu la traduzione dal geor giano di due odi in onore di Stalin; la firma in calce a un ap pello di scrittori che chiedevano la condanna a morte degli impu tati al primo processo di Mosca sembra fu apposta contro la sua volontà), mentre molti suoi amici subivano il carcere o il suici dio, come l'amata Marina Cvetaeva. 
Nel 1958 è costretto dal regime a rinunciare al nobel che polemicamente e in senso anti-sovietico gli occidentali gli avevano assegnato: «l'abbandono della Russia sarebbe la mia morte», scrisse nel novembre 1958 sulla «Pravda». Visse gli ultimi anni rigidamente controllato dal regime. Morì a Peredelkino [Mosca] nel 1960.


Densa di simboli mitologici e di arcaismi la sua prima raccolta di versi Il gemello delle nuvole (1914). Seguirono: Oltre le barriere (1917), Sorella mia la vita (1922), Temi e variazioni (1923). E' in queste la maturazione ar tistica di Pasternak. Vicino all'esperienza futurista per i fitti incastri semantici, le vertiginose trame verbali e metaforiche, se ne distacca per il ripudio di qualsiasi motivo declamatorio o politico, per la scelta di atmosfere intime, domestiche, quasi immemori della storia in cui il poeta si muove. Nel 1917 progetta un romanzo sulla rivoluzione francese; un anno dopo scrive sulla rivoluzione russa ("Dialogo"): fu un evento che egli accettò allora positivamente, come la parte migliore dell'intellighenzia dell'epoca, ma senza l'enfasi messianica di Blok o l'entusiasmo di Majakovskij. L'idea di un romanzo sulla rivoluzione russa fu poi da lui ripresa invano nel 1936-1937, ma si concretizzò solo dopo il 1946. Nei poemi L'anno 1905 (1927) e Il luogotenente Schmidt (1927) affrontò il tema storico: alla ricostruzione della rivoluzione del 1905 proiettata in una lontananza fiabesca si sovrappongono ricordi dell'infanzia del poeta in uno scintillante mosaico d'immagini. Seguirono Sui treni mattinali (1943), La vastità terrestre (1945), che riflettono più da vicino e con modi più semplici la nuova realtà e le generose lotte del popolo sovietico.
E' stato autore di splendide prose, in parte autobiografiche e, più della lirica, influenzate dalla tecnica della composizione musicale: L'infanzia di Zenja Ljuvers (1918), Il salvacondotto (1931). Nel 1946, proprio nell'anno in cui il violento attacco contro gli intellettuali "deviazionisti e borghesi" acuiva il distacco di Pasternak dalla politica culturale del partito unico, Pasternak cominciò a lavorare a Il dottor Zivago . Il romanzo, rimasto inedito in URSS e pubblicato per la prima volta in Italia nel 1957, gli diede un'improvvisa e vastissima notorietà mondiale. Sviluppando in un grandioso impianto narrativo apparentemente convenzionale il tema della fragilità dell'individuo e quello della solitudine dell'intellettuale nell'oscura violenza della storia, il romanzo offre una ricostruzione della storia russo- sovietica dei primi tre decenni del secolo senza proporre giudizi ma suggerendo un'alternativa spiritualistica, nutrita di sensibi lità cristiana, alla versione univocamente eroico-materialistica offerta dalla letteratura ufficiale.
Protagonista del romanzo è il medico Jurij Zivago che, dopo aver combattuto al fronte nella prima guerra mondiale, rientra a Mosca proprio allo scoppio della rivoluzione. Con la moglie e il figlio piccolo decide di fuggire da Mosca dove c'è solo fame e freddo. Si rifugiano in una cittadina dei lontani Urali, dove Zivago incontra Lara Antipov, già crocerossina nel suo reparto al fronte. catturato dai partigiani rossi in lotta con i resti dell'esercito bianco, Zivago è costretto a seguirli per steppe e foreste, abbandonando i suoi. Riesce a fuggire, ma la moglie nel frattempo è emigrata all'estero. Ritrova Lara e con lei vive un breve ma intenso amore. A Mosca, che raggiunge con un viaggio avventuroso, il reinserimento è difficile. Muore per una crisi di cuore, solo e in miseria. 
Pur non essendo un'opera anticomunista "Il dottor Zivago" divenne oggetto di una violenta polemica e di una dura condanna da parte della critica di regime. Pasternak fu espulso dall'Unione degli scrittori; dovette rinunciare al nobel datogli nel 1958. Nel romanzo, in circolazione clandestina in URSS, Pasternak inserì come "poesie di Zivago" alcuni dei suoi componimenti lirici più maturi, nella loro struggente e incrinata classicità.
Pasternak è stato autore di mirabili traduzioni (Goethe, Verlaine, molti poeti georgiani, Shakespeare). Iniziò nel 1916 con la trilogia di Swinbrune su Maria Stuart. L'autobiografia è stata pubblicata nel 1957.
Pasternak reagì alle contraddizioni della sua epoca con una sofferta testimonianza di vita e con la mediazione della scrittu ra. Fu tra coloro che colsero e espressero il conflitto dell'in tellettuale russo dell'epoca, tra morale e potere (di qui anche la sua lettura dell'"Hamlet" shakespeareiano). L'arte fu per lui «una forma di resistenza all'inevitabile».

 

Poesia d'amore 

Nessuno sarà a casa
solo la sera. Il solo
giorno invernale nel vano trasparente
delle tende scostate.
Di palle di neve solo, umide, bianche
la rapida sfavillante traccia.
Soltanto tetti e neve e tranne
i tetti e la neve, nessuno.
E di nuovo ricamerà la brina,
e di nuovo mi prenderanno
la tristezza di un anno trascorso
e gli affanni di un altro inverno,
e di nuovo mi tormenteranno
per una colpa non ancora pagata,
e la finestra lungo la crociera
una fame di legno serrerà.
Ma per la tenda d'un tratto
scorrerà il brivido di un'irruzione.
Il silenzio coi passi misurando
tu entrerai, come il futuro.
Apparirai presso la porta,
vestita senza fronzoli, di qualcosa di bianco,
di qualcosa proprio di quei tessuti
di cui ricamano i fiocchi.

 

Una stella sulla strada di Betlemme



Era inverno
e soffiava il vento della steppa.
Freddo aveva il neonato nella grotta
sul pendio del colle.
L'alito del bue lo riscaldava.

Animali domestici stavano nella grotta.
Sulla culla vagava un tiepido vapore.
Dalle rupi guardavano
assonnati i pastori
gli spazi della mezzanotte.

E li accanto, sconosciuta prima d'allora,
più modesta di un lucignolo
alla finestrella di un capanno,
tremava una stella
sulla strada di Betlemme.

 

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