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Arthur Rimbaud
Rimbaud, considerato
l'incarnazione del poeta maledetto, nacque a Charleville nel 1854 in una tipica
famiglia borghese (dove non ebbe né l'affetto del padre, che assai presto lasciò
la famiglia, né quello della madre, inflessibile e tiranna). Educato in
famiglia ed a scuola secondo gli schemi più tradizionali, si segnalò per la
straordinaria precocità intellettuale componendo versi sin dall'età di dieci
anni; a 16 anni rifiutò di colpo tutti gli schemi secondo cui era stato
educato, fuggì ripetutamente di casa, cominciò il suo vagabondaggio: visse tra
esperienze di ogni genere, senza escludere alcol, droga e carcere.
Si rifiutò di tornare a scuola e, nel corso di una nuova fuga, incontrò Paul
Verlaine, amicizia che fu decisiva nello stimolare la straordinaria e
precocissima vena creativa del poeta adolescente. Tentò di raggiungere Parigi
dove, alla caduta dell'Impero di Napoleone III, era sorta la Comune. Proprio nel
'70 ebbe inizio l'avventura letteraria di questo "enfant prodige" (che
cominciò a comporre imitando Hugo e i parnassiani), un'avventura che durò
cinque anni, durante i quali scrisse tutte le sue opere più importanti.
Riscosse grande successo tra i poeti simbolisti e nell'ambiente intellettuale
parigino, ma questo successo fu effimero, e ben presto Rimbaud si ritrovò a
essere ignorato e dileggiato.
Nel 1872 mise fine al suo movimentato soggiorno parigino e ritornò a
Charleville, dove però non ottenne stima né comprensione. Continuò tuttavia a
frequentare Verlaine, che l'accompagnò a Londra, poi a Bruxelles, dove scrisse
una parte delle Illuminazioni e Una stagione all'inferno (1873). Verlaine pose
fine al loro legame burrascoso nel 1873, ferendolo con un colpo di pistola.
Rimbaud abbandonò la poesia (dopo aver distrutto quanto poteva dei suoi
scritti) e si lanciò in una vita d'avventure, che lo vide insegnante a Londra
nel 1874, scaricatore di porto a Marsiglia nel 1875, mercenario nelle Indie
olandesi e disertore a Giava nel 1876, al seguito di un circo nel 1877,
capomastro a Cipro nel 1878. Infine, nel 1880 si stabilì come commerciante in
Abissinia. Verlaine, pensando che Rimbaud fosse morto, ne pubblicò le
Illuminazioni nel 1886. Nel 1891, Rimbaud ritornò in Francia per sottoporsi a
cure mediche per un tumore a un ginocchio, a causa del quale morì in quello
stesso anno.
La prima adolescenza si potrebbe riassumere raccontando le fughe da Charleville,
le ribellioni, le lunghe ed esaltanti camminate nella campagna, le letture più
disparate: dai libri di scuola a quelli di viaggio fino ai libri di alchimia e
della cabala. Le poesie scritte in questo periodo attestano la ricerca di una
forma poetica; oscilla tra l’imitazione dei parnassiani e quella di Victor
Hugo. I suoi versi esprimono la gioia e l’esaltazione delle solitarie
passeggiate, le prime emozioni sentimentali, la propria potenza immaginativa,
l’ironia crudele per la vita meschina della borghesia di Charleville.
Rimbaud, il poeta "visionario", volle rinnovare la poesia e, con
l’audacia dei giovani, fece tabula rasa di tutta la retorica precedente,
rinnegando persino Baudelaire – giudicato a suo avviso trop artist, e poiché
non gli restava alcun mezzo che non fosse falsato, non si fidò che della sua
sensazione pura. Inventò quindi la poesia della sensazione, traducendo in
poesia quello che si potrebbe chiamare lo stato psicologico da cui nascono,
senza alcuna interferenza, i nostri atti. Al pensiero puro corrispose un ugual
linguaggio ed un ugual ritmo che riassume tutto: profumi, suoni e colori.
Rimbaud si trovò così alla punta estrema di ogni audacia letteraria e poetica,
dove né i simbolisti né i surrealisti riuscirono a seguirlo. Rimbaud non ebbe
discepoli e neppure imitatori, nondimeno fu allora come oggi il punto di
partenza di ogni audacia poetica.
LA POESIA di RIMBAUD
La poesia di Rimbaud cancella i tradizionali legami logici, le categorie (di
tempo e spazio, di causa ed effetto) che per secoli avevano regolato la poesia.
La parola non è più solamente un mezzo di comunicazione ma ha il compito di
evocare un mondo tutto fantastico.
Una stagione in inferno (1873) è una specie di diario autobiografico immerso in
un'atmosfera demoniaca nella quale i momenti fondamentali della vita:
l'infanzia, l'odio-amore per la madre, la solitudine, il degrado sociale, si
trasfigurano nei simbolismi della magia, dell'odio, della veggenza.
Nelle Illuminazioni, scritte nel 1874 e successivamente pubblicate da Verlaine,
il poeta tentò di realizzare il "deragliamento dei sensi" mediante
brevi componimenti poetici in cui si evidenziano allucinazioni, impressioni
fugaci, tentativi di espressione nuova. Ne emerge un nuovo modello di poeta, il
poeta-veggente che si oppone al modello di poeta civile, di poeta-vate; il
poeta-veggente calpesta le istituzioni, i valori e la morale borghese, si
abbandona alla più folle sregolatezza dei sensi.
IL POETA "VEGGENTE"
La parabola di Rimbaud inizia nel 1870 con la raccolta Prime poesie, ma già
l'anno seguente egli rinnega questi versi e raccomanda all'amico Paul Demeny di
bruciarli. Allo stesso Demeny invia nel '71 una lettera in cui espone la nuova
estetica del "poeta veggente": "Io dico che bisogna essere
veggente, farsi veggente. Il poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa,
ragionata sregolatezza di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza,
di follia; cerca se stesso, esaurisce in se stesso tutti i veleni per serbarne
la quintessenza. ineffabile tortura in cui ha bisogno di tutta la fede, di tutta
la sovrumana forza, e dove diventa il gran malato, fra tutti, il gran criminale,
il gran maledetto, e il supremo Sapiente! Infatti giunge all'Ignoto! Poiché ha
coltivato la sua anima, già ricca, più di qualsiasi altro! Giunge all'Ignoto.
Egli ha un incarico dall'Umanità, dagli animali anche: dovrà far sentire,
palpare, ascoltare le sue scoperte. Se quel che riporta di laggiù ha una forma,
dà una forma: se è informe dà l'informe..."
In questa lettera Rimbaud apre delle nuove prospettive poetiche, in direzione
simbolistica e surrealistica: la poesia deve svilupparsi attraverso immagini che
non vogliono esprimere concetti, ma sono esse stesse dei concetti, idee queste
che aveva già concretizzato nel poemetto Battello ebbro e nel sonetto Vocali,
scritti agli inizi del '71. Nel poemetto, attraverso il simbolico viaggio di un
battello fantasma, egli rappresenta la sua stessa vita, il suo bisogno di andare
alla ricerca dell'ignoto, il bisogno di immergersi nel mistero universale; nel
sonetto instaura una fittissima rete di corrispondenze fra i suoni e i colori,
giungendo a intuizioni arditissime, che si snodano attraverso un serrato
procedimento sinestetico.
Le vertigini del veggente, espresse con immagini allucinate, in una prosa libera
da ogni logica e controllo razionale, sono raccolte nelle Illuminazioni che
rappresentano l'ultima tappa poetica di Rimbaud; un'opera questa che vide la
luce nel 1886, grazie a Verlaine, e a lungo erroneamente ritenuta anteriore a
Una stagione all'Inferno. Qui Rimbaud porta alle estreme conseguenze le
corrispondenze baudelairiane, in un linguaggio talmente nuovo, magicamente
musicale, che riassume e fonde colori, suoni e profumi con suggestive
allucinazioni e audaci metafore.

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