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JOHANN
WOLFGANG GOETHE
Goethe, poeta, scrittore,
genio multiforme che si esprime anche nel campo della riflessione filosofica e
della ricerca scientifica, nasce a Francoforte sul Meno nel 1749. Figlio di
Johann Kaspar, consigliere imperiale di Katherina Elisabeth Textor, figlia
dell'ex borgomastro della città, già a quattro anni si avvicina al mito di
Faust, grazie alla nonna che gli regala un teatro per le marionette. Studia la
lingua italiana, il latino, il francese e l'ebraico, dedicandosi anche al
disegno e alla musica. Dopo essere stato seguito dal padre negli studi si
trasferisce a Lipsia per frequentare i corsi di diritto. Una preoccupante
affezione polmonare lo costringe però a tornare a casa, dove vive una crisi
mistica di stampo pietistico che lo porta verso un aristocratico paganesimo.
Perfettamente guarito, dal 1770 al '71 risiede a Strasburgo. Qui conosce Herder.
Si avvicina quindi al gusto gotico ed elabora la sua poesia popolare. Inizia,
intanto, la carriera di avvocato. L'incontro fondante con i poeti dello Sturm
und Drang, lo allontana dallo stile rococò delle prime liriche, infondendo
nella sua poetica le tracce del nuovo spirito preromantico: passione per il
primitivo, per il tempestoso e per le poesie di Ossian. Il successivo
trasferimento a Wetzlar sembra essere decisivo per il perfezionamento
nell'avvocatura, ma la sonnolenta cittadina e i ritrovi mondani, la lettura di
Omero e le lunghe meditazioni sul futuro, sono stimoli per un nuovo periodo di
turbamenti. Si innamora di Charlotte Buff e conosce Jerusalem, segretario
dell'ambasciata, che si ucciderà suicida per amore. Questa storia è
all'origine del romanzo epistolare I dolori del giovane Werther, un classico
della narrativa mondiale.
Il tratto caratteristico della visione del mondo goethiana è il naturalismo
panteistico, espresso nel frammento La natura (1781-'82, rielaborato poco prima
della morte avvenuta a Weimar nel 1832), non privo di qualche accento
paganeggiante anticristiano (Prometeo, 1771-'75).
Schelling è il filofoso contemporaneo al quale Goethe si sente più vicino.
L'avvicinamento a Kant, di cui apprezza soprattutto la Critica del giudizio,
avviene tramite la lunga amicizia con Schiller. Con lui, elabora una teoria
estetica di intonazione classica che ravvisa nell'arte greca un modello di
spontanea e immediata armonia con la natura, nonché l'espressione della vera
essenza dell'uomo.
Secondo Goethe, la natura, dominata da una forza creativa unitaria, è soggetta
a una continua "metamorfosi" guidata da una programmata armonia che si
rivela anche nel più piccolo ente individuale. La metamorfosi naturale va
intesa come un divenire spirituale mosso da due tendenze opposte
("concentrazione" ed "espansione") e dall'universale
"legge dell'accrescimento". Per questo, nelle sue assidue osservazioni
naturalistiche, Goethe cerca la traccia e la riprova della "pianta
originaria" e dell'"animale originario" (La metamorfosi delle
piante, 1790; Formazione e trasformazione della natura organica, 1807).
La sua polemica contro il meccanicismo si esprime nella visione globale della
natura e dell'uomo, fondata sull'esperienza dei cinque sensi del corpo umano:
"il più grande e il più esatto apparecchio fisico" di cui lo studio
della natura possa giovarsi.

POESIE
Sentimento
autunnale
"Verdeggiate
più rigogliosi, più rigogliosi,
tralci della pergola,
quassù, verso la mia finestra!
Gonfiatevi più fitti,
acini gemelli, e maturate in fretta,
più turgidi e lucenti.
Vi cova col suo sguardo d'addio
la materna luce del sole;
vi spira attorno il vigore
ferace del cielo benigno;
vi ristora l'effluvio
del sereno incanto lunare,
e vi irrorano di rugiada,
ahimè, sgorgate da questi occhi,
le lacrime che tutto inturgidano
dell'amore che in eterno dà vita."
Canto
notturno del viandante
"Tu
che appartieni ai celesti,
che plachi ogni gioia e dolore,
che colmi chi è tanto più misero
di tanto maggiore sollievo:
sono stanco di trascinarmi!
Che valgono piacere e tormento?
O dolce pace,
vieni, vieni dentro al mio petto!"
Il
Pescatore
"L'acqua
scrosciava, l'acqua si gonfiava,
e lì accanto c'era un pescatore,
guardava l'amo in tutta calma,
freddo sino al fondo del cuore.
E mentre siede e mentre ascolta
si leva l'onda e si apre;
dall'acqua che si agita scroscia
una donna tutta stillante.
A lui un canto rivolse e le parole:
- Perché attiri con l'arte
dell'umana malizia la mia prole,
su, nella vampa della morte?
Se sapessi come il piccolo pesce
sta sul fondo, beato,
scenderesti quaggiù, così come sei,
non saresti più malato.
Il caro sole, e la luna, non trova
nel mare il suo ristoro?
Sull'alito del flutto non torna
a noi più bello il loro volto?
Il cielo profondo non ti attrae,
l'umida azzurrità trasfigurata?
Il tuo volto stesso non ti attrae
qui nell'eterna rugiada?
L'acqua scrosciava, l'acqua si gonfiava
bagnandogli il piede nudo;
e la nostalgia del suo cuore era tanta,
come quando la bella gli dava il saluto.
A lui le parole e il canto rivolse;
allora fu un uomo finito:
parte lo trasse, in parte lui volle
cadere, e non fu mai più visto."
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